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A Milano una grande serata con il marchio OPI Since 82 e Matchroom
La riunione di Milano, organizzata da un tandem d’eccezione come l’OPI Since 82 della famiglia Cherchi e dal Matchroom di Eddie Hearn, ci ha fatto rivivere i tempi di Rino Tommasi con la ITOS e di Rodolfo Sabbatini con Renzo Spagnoli. E’ mancato il pubblico e sappiamo il perché, ma la qualità dei match è stata il perfetto connubio tra sport e spettacolo, che tanto piace al pubblico e agli spettatori. I meriti sono tanti, ma la palma va ai protagonisti che al di là dei verdetti hanno vinto la battaglia più importante, salire sul ring in condizioni ambientali difficili. Parlare di match clou è difficile, in pratica questa etichetta è stata valida per l’intera serata, per tutti gli incontri. Luca Rigoldi, campione europeo dei supergallo, era ben consapevole di dover disputare un match contro tutto e tutti, il più difficile della sua breve e intensa carriera. Doveva difendere il titolo contro Gamal Yafai (+ 18, – 1), ex sfidante al titolo mondiale per la WBC, un pugile per il quale gli inglesi stravedono e qualcuno paragona al Naseem Hamed di qualche decennio fa. Il pronostico era impietoso, ma Yafai ha visto ad un certo punto vacillare le sue certezze di fronte alla boxe arrembante del veneto. Le prime tre riprese sembravano voler confermare il giudizio degli esperti, ma poi si è assistito all’incredibile rimonta dell’allievo di Gino Freo. L’inglese non ha certo gradito questo assalto dispendioso quanto continuo, riuscendo a frenare l’impeto del nostro pugile con i suoi colpi precisi e potenti. Rigoldi ha incassato con disinvoltura e ha continuato imperterrito la sua opera demolitrice. Pagava lo scotto però nelle ultime due riprese, quando la fatica cominciava ad attanagliarlo e la boxe efficace dell’avversario trovava aperture insperate per tagliare la vittoria sul filo di lana. Non certo con quell’incredibile divario di un giudice di 119-109, e si poteva anche obiettare sui 116-112 degli altri due giudici a favore di Yafai, anche se questo meritava la vittoria per l’incredibile qualità della sua boxe ed una maggiore efficacia dei suoi pugni. Rigoldi ha perso, ma esce ingigantito, mostrando qualità che unite al suo carattere ed eccezionale volontà danno l’idea di un’ opera che sta per compiersi.
Abbiamo l’impressione che Devis Boschiero, da peso leggero, non ci abbia guadagnato nel cambio di affrontare Samuel Gonzalez al posto di Franceso Patera. Incredibile come questo “ragazzo” di 39 anni, mantenga inalterata la sua carica agonistica, un marchio di fabbrica che l’inossidabile Gino Freo sa immettere nei suoi pugili, vedi anche Rigoldi e il non dimenticato Cristian Sanavia. C’era un rischio consapevole nell’accettare il venezuelano Samuel Gonzalez, già valido protagonista in alcune riunioni della OPI Since 82, ma soprattutto forgiatosi nei ring messicani. Boschiero si è trovato di fronte al dilemma di avere di fronte un pugile più pesante e più forte fisicamente, ma ci ha messo la sua grinta, il carattere indomabile e qualche astuzia nello spezzare l’azione, il tutto condito da quel gancio destro che il venezuelano non ha certo gradito. La decisione si è avuta per split decision con verdetto foto copia di 96-94 a favore del nostro pugile.
La serata ha visto anche un mondiale al femminile. Mava Hamadouche, campionessa IBF dei superpiuma, ha affrontato la serba Nina Pavlovic. Troppo il divario tra le due sotto ogni punto di vista, soprattutto per l’inesperienza. La serba ha dimostrato grande coraggio, che gli è servito a trascinare il match fino all’VIII di fronte ad una furia come la campionessa. Match senza storia forse da fermare qualche round prima.
Si attendeva con curiosità la prova del catalano Sandor Martin, di cui si dice un gran bene avendo tra l’altro conquistato il titolo europeo battendo prima del limite Andrea Scarpa. Nestor Maradiaga, giovane del Nicaragua residente nel veneto, non ha sfigurato di fronte al blasonato avversario. Martin ha provato a imprimere un’azione più incisiva nel VII e VIII round, ma l’avversario ha retto l’urto. Martin, guardia destra, comunque ha ben impressionato dimostrandosi pugile completo.
Convincente sotto ogni punto di vista la prova del superwelter romano Mirko Natalizi, che ha confermato grandi progressi oltre alla riconosciuta potenza. L’allievo di Stefano Vagni aveva di fronte un avversario da prendere con le molle, il panamense Manuel Largacha, molto attivo in Spagna. Largacha sul ring ha giocato la carta del fattore sorpresa aggredendo Natalizi, che tra i suoi pregi ha anche una buona dose di freddezza. Il match è durato appena tre riprese, ma intense, che hanno tenuto con il fiato sospeso. Natalizi al terzo round dopo aver creato una barriera coi suoi jab concludeva la sua zione con una serie terrificante che convinceva l’arbitro a sospendere il match.